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DISLESSIA: ALCUNE ATTIVITA' DI RECUPERO REALIZZABILI ANCHE CON L'AUSILIO DEL PC. Prima parte

del: 28/05/2001

Dott.ssa Vittoria Stucci

Introduzione

L’obiettivo di questo articolo è quello di riportare esempi pratici finalizzati all’insegnamento di alcune strategie per aiutare nei compiti di lettura e scrittura i bambini in difficoltà nel primo ciclo della scuola elementare.

In molti casi le difficoltà relative alla lettoscrittura sono inquadrate nella cosiddetta “sindrome dislessica”, detta più comunemente dislessia. La dislessia spesso non si presenta come un disturbo specifico e isolato, bensì come una costellazione di sintomi: difficoltà nella lettura (non nel linguaggio), difficoltà nella scrittura (disgrafia, disortografia), difficoltà nell’eseguire operazioni aritmetiche e nella manipolazione dei numeri (discalculia).

Questi disturbi non sono dovuti a: problemi cognitivi, difficoltà emotive, deficit sensoriali e carenze socioculturali.

Per un approfondimento teorico sulla dislessia rimandiamo all’articolo in archivio “Dislessia – Una panoramica – Alcune strategie.

Prima di esporre alcune strategie per il recupero riteniamo importante fare alcune precisazioni di carattere operativo e teorico.

Innanzitutto la diagnosi di tali disturbi non può essere effettuata in ambito scolastico o in famiglia, bensì presso servizi specializzati. La valutazione deve infatti essere effettuata da un’équipe multidisciplinare perché molti parametri importanti sono indipendenti dalla lettoscrittura (valutazione del quoziente intellettivo, esame neurologico obiettivo, raccolta dell’anamnesi, etc).

A nostro parere, la scuola elementare gioca un ruolo importante, in particolare nel primo ciclo, in due diversi momenti.

Questo permette di effettuare una diagnosi precoce che eviterà al bambino inutili frustrazioni e perdita di tempo prezioso.

Tale compito non dovrebbe però essere affidato interamente alla famiglia ed alla scuola, dovrebbe essere supportato anche dai servizi che hanno effettuato la diagnosi che assumono il ruolo supervisori.

  1. Prima della valutazione: osservazione delle difficoltà e segnalazione delle stesse ai genitori ed ai servizi
  2. Dopo la valutazione: progettazione di un programma di recupero sui casi diagnosticati dai servizi

Ci rendiamo conto che questo è un percorso ideale e che nella pratica operativa le difficoltà che si incontrano sono diverse.

In primo luogo non sempre gli insegnanti hanno gli strumenti operativi ed il tempo per poter effettuare un’osservazione sufficientemente accurata (per evitare di sottovalutare certi problemi o sopravvalutarne altri).

In secondo luogo spesso i servizi non hanno le risorse (in termini di tempo e personale disponibile) per poter fornire risposte adeguate e tempestive.

Il lavoro dell’Associazione Italiana Dislessia (www.dislessia.it) e la crescente sensibilizzazione al problema (da parte di operatori scolastici e sanitari) porteranno sicuramente dei risultati tangibili anche se non nel brevissimo periodo.

Un’ultima precisazione di carattere teorico.

Gli studi recenti sulla dislessia hanno classificato questo disturbo non come una malattia, ma come un’espressione della variabilità individuale; rispetto alle cause ci si orienta sempre più verso un’ipotesi di base biologica. Da ciò ne consegue che la dislessia non si cura: il disturbo accompagnerà il soggetto per tutta la sua vita anche se l’evoluzione dei sintomi varia fortemente da individuo a individuo: alcuni adulti possono restare marcatamente dislessici, in altri casi il disturbo si può manifestare solo in stato di affaticamento.

Da queste considerazioni è necessario partire quando si struttura un progetto di recupero; in ogni caso questo percorso non può essere standard, ma assolutamente individualizzato ed adattarsi in ogni momento alle risposte del bambino.

In tutti i casi, ed in particolare in quelli in cui i miglioramenti non sono eclatanti, è necessario affiancare strumenti di aiuto che non hanno finalità riabilitative. Gli strumenti di aiuto permettono infatti a questi bambini di progredire negli apprendimenti anche se non sono in grado di leggere e scrivere e fare operazioni aritmetiche in modo efficace ed efficiente.

E’ importante differenziare questi due aspetti, il recupero e gli strumenti di aiuto, per non cercare di riabilitare a tutti i costi quando il bambino è impegnato in attività che implicano la lettoscrittura, ma in cui la finalità è diversa. Se ad esempio il compito è quello di svolgere un tema, l’utilizzo della correzione automatica di Word o di altri ausili che facilitano la scrittura e la rilettura del testo prodotto permetteranno al bambino di canalizzare le sue risorse nella strutturazione del pensiero e non nel procedimento che permette di tradurlo graficamente.

Per un approfondimento sugli strumenti di aiuto, che non verranno considerati in quest’intervento, rimandiamo all’articolo in archivio “L’utilizzo del computer nei disturbi specifici dell’apprendimento”

Le competenze del bambino: una base di partenza per la strutturazione di esercizi di recupero

(gli argomenti e gli esempi riportati nel paragrafo successivo sono tratti dal libro “Le difficoltà di lettura e di scrittura: strategie per il recupero nel 1° ciclo della scuola elementare” di Giacomo Stella e Andrea Biancardi, Omega Edizioni, a cui si rimanda per eventuali approfondimenti).

La scrittura spontanea del bambino è la base di partenza per l’avvio di ogni intervento rieducativo. Per scrittura spontanea s’intende un’attività in cui l’adulto invita il bambino a scrivere alcune parole senza interferire in alcun modo (dando tempi, segmentando le parole durante la dettatura, etc).

Esistono due parametri che permettono di analizzare queste produzioni:

  • gli aspetti esecutivi, ovvero la qualità dei segni, la direzionalità, l’utilizzo dello spazio, etc,
  • gli aspetti costruttivi, ovvero le associazioni suono/segno

E’ possibile effettuare verifiche di scrittura spontanea ad intervalli di tempo durante l’anno scolastico per poter fare dei confronti relativamente all’evoluzione dei due aspetti.

 

Le modalità di intervento tradizionali sono centrate su una procedura di segmentazione guidata dall’insegnante in cui l’obiettivo è quello dell’apprendimento delle singole lettere. Un altro strumento utilizzato è la copiatura.

E’ stato verificato che queste procedure non provocano cambiamenti nel patrimonio di conoscenze del bambino sul sistema scritto; molti bambini sono in grado di scrivere appoggiandosi a questi procedimenti guidati, ma cadono clamorosamente quando viene chiesto loro di scrivere un testo spontaneo.

Le produzioni spontanee dei bambini possono segnalare due ordini di problemi.

  1. Problemi di tipo psicolinguistico legati all’arbitrarietà della parola orale che di fatto non mantiene alcun legame concreto rispetto all’oggetto che rappresenta. In questi casi i bambini non hanno una chiara strategia di scrittura oppure le strategie sono di tipo fotografico e non facilmente individuabili
  2. Problemi di tipo linguistico, ovvero incapacità di effettuare l’analisi fonologica della parola (passaggio necessario per tradurre i fonemi in grafemi)

Tratteremo di seguito soltanto alcune attività finalizzate al recupero di problemi di tipo psicolinguistico. Rimandiamo ad un prossimo articolo la trattazione degli esercizi legati a difficoltà linguistiche.

 

Esempi di attività carta e matita e con l’ausilio del PC per il recupero di difficoltà di tipo psicolinguistico

In questi casi è possibile lavorare sulla stabilità del rapporto tra rappresentazione scritta e rappresentazione orale (una parola si scrive sempre allo stesso modo) facendo leva sulla stabilità tra parola orale e significato della stessa.

Ad esempio se una bambina scrive il suo nome in due modi diversi l’insegnante confrontando le due produzioni le chiederà perché la stessa parola viene scritta diversamente. Quando la bambina noterà la differenza l’insegnante la inviterà a confrontare le due produzioni con un'altra sicuramente corretta. E’ importante che l’insegnante guidi il processo, ma sia la bambina a fare le verifiche ed a confrontare le parole.

Un’altra attività può essere effettuata utilizzando alcune confezioni di prodotti oppure i ritagli di giornale delle confezioni.

Ad esempio l’insegnante può procurarsi due confezioni di latte di marche differenti ed invitare il bambino a trovare la scritta “latte” (cioè la parola presente su entrambe le confezioni). Se il bambino commette degli errori l’insegnante lo guiderà nella scelta appoggiandosi al fatto che la scritta deve essere la stessa su entrambe le confezioni.

Lo stesso esercizio potrà essere ripetuto con altri prodotti.

Attività di questo tipo possono essere costruite anche con l’ausilio del PC: l’utilizzo del computer porta alcuni vantaggi legati dalla multimedialità (associazioni di parole, suoni ed immagini). Esistono infatti alcuni programmi “aperti” che permettono di costruire esercizi individualizzati.

Ad esempio con Microsoft PowerPoint è possibile creare delle presentazioni contenenti immagini (anche importate con lo scanner), parole scritte (ad esempio la scritta latte può essere inserita più volte con caratteri, colori e dimensioni diverse) e suoni associati alle parole: un click sinistro del mouse su ciascuna parola produrrà la lettura della stessa. In altre parole: é possibile creare una serie di diapositive in ciascuna delle quali sono inserite due parole uguali insieme ad alcuni distrattori; verrà dunque richiesto al bambino di identificare le parole uguali e di effettuare la verifica con un click del mouse su di esse (ad ogni parola verrà associato il suono della stessa). Inizialmente per facilitare il compito la parole possono essere proposte insieme alle immagini, in una fase successiva le immagini potranno essere rimosse.

Anche il software Clicker  (di Crick Software, UK) permette di creare delle tastiere a video in cui ad ogni area sensibile della tastiera sono associati immagini, suoni e parole scritte.

Un click del mouse su una delle aree sensibili, presenti nella parte inferiore del monitor, produrrà la lettura e l’invio della parola, insieme all’immagine, al foglio bianco presente nell’area superiore del monitor.

Lo stesso lavoro può essere effettuato utilizzando una tastiera esterna riconfigurabile come ad esempio la tastiera Intellikeys abbinata al software Overlay Maker. In questo modo sul monitor comparirà soltanto il foglio bianco, la tastiera avrà invece una serie di tasti in cui vi saranno parole ed immagini al posto delle singole lettere. La pressione del tasto provocherà l’invio della sola parola scritta all’applicativo di videoscrittura attivo (non è possibile associare suoni che vengono emessi contemporaneamente alla selezione del tasto).

Per ulteriori approfondimenti relativamente a questa tipologia di ausili (tastiere esterne e a video riconfigurabili) vedere l’articolo in archivio “Programmi aperti: personalizzare l’accesso al computer” ).

Per ciò che riguarda invece Microsoft PowerPoint, chi fosse interessato ad approfondire alcune procedure operative per creare un semplice esercizio di lettura può visionare l’articolo in archivio “PowerPoint (seconda lezione): creazione di un semplice esercizio di lettoscrittura (con inserimento di suoni)” .

Quando il bambino avrà identificato la parola, questa potrà entrare a far parte nella collezione di vocaboli da lui conosciuti.

Il magazzino delle parole può essere uno strumento per aiutare il bambino a sistematizzare le sue conoscenze. Inizialmente le parole saranno inserite solo perché conosciute, successivamente (quando saranno più numerose) potranno essere organizzate per categorie semantiche (Biblioteca delle parole); solo ad un livello successivo, quando il lavoro di recupero avrà toccato anche gli aspetti linguistici, tali parole potranno essere suddivise in ordine alfabetico (Vocabolario).

Anche queste collezioni di parole possono essere salvate su PC, ad esempio in alcune pagine di Microsoft Word, inizialmente insieme alle immagini, successivamente da sole. In questo modo il bambino potrà visionarle, stamparle, etc.

Concludiamo sottolineando che le attività proposte sono adeguate a bambini frequentanti il primo ciclo delle scuole elementari: proporle a bambini più grandi potrebbe provocare un netto (e giustificato) rifiuto.

Dott.ssa Vittoria Stucci

 


 

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