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DI-STANZA IN STANZA - la riabilitazione durante l'emergenza

DI-STANZA IN STANZA - la riabilitazione durante l'emergenza

del: 03/06/2020

Raffaella Argiolas - TNPEE

L’esigenza di effettuare un lavoro a distanza nasce dalla necessità di non creare un vuoto assistenziale nei processi riabilitativi in un momento di grande difficoltà, sia per i pazienti che per gli operatori, che si è sviluppato a causa della pandemia da covid-19.

Ciò è nato dalla consapevolezza che la teleriabilitazione avrebbe potuto avere molteplici risvolti positivi sul mantenimento attivo dei programmi riabilitavi.
Seppur consapevoli che il contatto umano rimane la via privilegiata per la riabilitazione neuropsicomotoria, sembra fondamentale sottolineare come la possibilità di non interrompere la comunicazione e la relazione con i pazienti e le loro famiglie sia di estrema importanza.
Per questi motivi la teleriabilitazione è stata ed è ancora oggi un valido supporto in questo momento di criticità; da una parte ha posto le condizioni per un lavoro in maggiore sicurezza per i pazienti e per gli operatori sanitari che operano in situazioni in cui sarebbe molto complicato gestire il distanziamento sociale e l’uso dei DPI e dall’altra ha permesso di mantenere attivi i processi di care fondamentali in questa particolare situazione.
È necessario sottolineare come però l’emergenza sanitaria abbia colto impreparati i terapisti che hanno dovuto reinterpretare il proprio lavoro.

Un punto fondamentale da sottolineare è l’uso delle piattaforme: la scelta di utilizzare Zoom, Skype, Meet, Whatsapp, Messenger o le piattaforme aziendali dedicate ha condizionato in maniera significativa il lavoro con i pazienti.
Gli aspetti più significativi da mettere in evidenza sono:
- Le differenti funzionalità che ogni piattaforma possiede: condivisione di schermo e audio, condivisione del mouse, possibilità di visualizzare differenti layout di presentazione, la condivisione con più partecipanti. Inoltre è fondamentale la possibilità per il terapista di gestire dal proprio dispositivo tutte le varie funzionalità anche sui dispositivi dei pazienti ed eventualmente degli altri partecipanti alla videochat.
È necessario anche evidenziare che anche le modalità di connessione sono differenti perché alcune richiedono che tutti i partecipanti abbiano un account personale (es Skype), mentre altre prevedono solo la condivisione di un link di una “stanza virtuale” (es Zoom) quindi solo il “padrone di casa” deve essere registrato a quella piattaforma.
- La connessione: non tutti i pazienti possiedono connessioni dati sufficienti sia per numero di GB che per velocità di connessione; questo spesso ha reso estremamente difficoltoso i contatti con i pazienti.
- I dispositivi: le famiglie spesso sono dotate di dispositivi inadeguati per poter affrontare un lavoro in teleriabilitazione. L’utilizzo del solo cellulare ha limitato largamente le possibilità di condivisione di applicazioni per le ridotte dimensioni dello schermo. La soluzione ideale sembra essere l’uso di un laptop/notebook o di un personal computer.

Nella pratica clinica il lavoro è quindi sviluppato con due metodologie differenti: il lavoro diretto e quello indiretto.

Il lavoro diretto prevede sedute di videochat con i bambini che possono o meno essere supportati dalla presenza dei genitori (per questo si sottolinea l’importanza di poter gestire da remoto il layout e le diverse funzionalità della conversazione).
La difficoltà maggiore riscontrata è il reperimento del materiale: nonostante già si facesse uso di app e programmi per pc e tablet, non era mai stato necessario avere a disposizione una così grande varietà di risorse e questo ha messo a dura prova il lavoro dei terapisti per l’impiego di tempo per la ricerca, la costruzione e la modifica di materiale ad hoc per ogni bambino. Sono maggiormente utilizzati presentazione di PowerPoint e siti con applicazioni già pronto all’uso (es: trainingcognitivo.it )
La tipologia di bambini che usufruiscono del lavoro diretto sono bambini con ritardo globale medio /lieve con cui si possa svolgere il potenziamento delle funzioni esecutive, visuo-attentive, del linguaggio e relazionali.

Il lavoro indiretto vede invece il coinvolgimento più attivo dei genitori ed è utilizzato per i bambini molto piccoli o con gravi compromissione della relazione.
Gli obiettivi in questo caso sono quelli di:
- monitorare l'evoluzione e l'andamento del progetto riabilitativo insieme alla famiglia
- fornire ai genitori indicazione su attività da svolgere al domicilio
- condividere l'evoluzione o nuove strutture emergenti delle abilità del bambino
- suggerire attività e materiali ludici appropriati
- fornire consigli pratici su eventuali condizioni di emergenza comportamentale.
Nella pratica sono stati inviati materiali personalizzati alle specifiche problematiche dei bambini come PowerPoint, schede da stampare o libri in CAA letti dalla terapista di riferimento (trasformati in formato video mp4 per una condivisione su tutti i dispositivi).
Per i bambini molto piccoli o con grave disturbo dello spettro autistico è stato inoltre attivato un percorso specifico che prevede la realizzazione da parte dei genitori di video di attività specifiche e la successiva condivisione da remoto con la terapista per evidenziare i punti di forza e di debolezze e mettere in opera strategie adeguate anche su aspetti di vita quotidiana.
La tipologia di intervento indiretto è stata indirizzata anche alle insegnanti che insieme alla terapista hanno condiviso in un lavoro di rete con video chiamate e scambio di materiali, il progetto riabilitativo del bambino.

Questa nuova condizione vede emergere ogni giorno aspetti positivi da parte dei bambini che si sono inaspettatamente adattati a questa nuova modalità, nonostante, dopo quasi 3 mesi di attività comincino a richiedere la presenza fisica (“quando vengo a trovarti?”).
Si sottolinea peraltro come anche i genitori siano stati maggiormente coinvolti nelle attività e si siano messi in gioco in prima persona sostituendo gli aspetti di delega con comportamenti attivi e consapevoli.
Per concludere si evidenzia come questa emergenza sanitaria abbia creato l’esigenza di reinventare in parte il lavoro del terapista che deve mantenere un delicato equilibrio tra le funzioni riabilitative e relazionali in un delicato momento di passaggi di-stanza in stanza.

Raffaella Argiolas

raffaella.argiolas@gmail.com

Terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva

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