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IL COMPUTER, IN COMPENSO... Esperienze "sul campo": dislessia e strumenti compensativi

del: 18/10/2011

Dott.ssa Alice Scalabrini

Il 18 ottobre 2010 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge 170/2010: Nuove norme in materia di disturbi specifici dell’apprendimento in ambito scolastico, i cui decreti attuativi e relative linee guida sono stati pubblicati con Decreto Ministeriale del 12 luglio 2011. L’art. 5 della legge prevede l’introduzione di strumenti compensativi nelle scuole, mentre l’art. 4 del Decreto rafforza sottolineando la necessità, da parte della scuola, di curare l’acquisizione da parte dello studente con DSA delle competenze per un efficiente utilizzo degli stessi. Gli strumenti compensativi  devono essere garantiti allo studente con DSA non solo in corso d’anno scolastico, ma anche durante gli esami e le prove di ammissione a scuole e corsi di qualsiasi grado scolastico.

Per ottimizzare un utilizzo mirato e funzionale degli strumenti compensativi, l’art. 7 del Decreto cita, tra gli interventi per la formazione di insegnanti e dirigenti scolastici,  oltre agli strumenti di individuazione precoce dei DSA, anche strategie educativo didattiche di potenziamento ed aiuto compensativo.

L’esperienza di un campo estivo per ragazzi con DSA quale quello riportato nell’articolo di questo mese (redatto dalla psicologa Alice Scalabini) crediamo ben rappresenti lo spirito che ha guidato il legislatore.

 

L’idea di un campus informatico per aiutare i ragazzi DSA nel processo di acquisizione delle autonomie nello studio sta prendendo piede, nel contesto italiano degli ultimi anni, in modo sempre più importante, ma la sensazione di una vera e propria necessità nasce originariamente in me dall’integrazione dell’esperienza come consulente e docente di Leonardo ausili e come insegnante. Il mio ruolo si trova, da un lato, nella necessità di individuare lo strumento adeguato ad una certa situazione di disturbo specifico dell’apprendimento così come di disabilità e, dall’altro, di applicare le mie conoscenze didattiche nel quotidiano lavoro con i ragazzi. Inutile dire che, a volte, i due aspetti, che dovrebbero essere uno interdipendente all’altro, faticano ad incontrarsi. Credo che parte delle cause che concorrono a questa triste constatazione mia e di molti colleghi derivi dal sopravvento della quotidianità, dell’abitudine e di antiche dinamiche che ci fanno dimenticare quali possono essere i vantaggi e i punti di forza in termini di autonomia di un equilibrio tra didattica e mondo informatico che, se ricercato con sinergia ed elasticità, può veramente contribuire all’emergere delle potenzialità di ciascuno. Inutile soffermarsi, in questo contesto, sulle problematiche legate alla scarsa diffusione di adeguati strumenti informatici, alla scarsa dimestichezza con essi e alla difficoltà ad immaginarli nel proprio contesto di classe oppure alle potenzialità a livello di integrazione di bambini e ragazzi diversamente abili, dislessici, discalculici, disortografici o per i quali l’italiano è una L2. Servirebbe un intero articolo per riassumere tutte le ultime osservazioni a riguardo, rischiando di cadere in concetti scontati e dai quali non riusciamo a cogliere spunti o punti di partenza per il futuro. Perché, alla fine dei discorsi e delle ricerche, quello che conta è sapere da che parte iniziare per dare ai nostri ragazzi la possibilità di dimostrarci quello che valgono, quello che sono, al massimo delle loro potenzialità e non conoscere le tristemente note difficoltà della nostra scuola. Così nasce il campus informatico, da queste semplici idee, da queste semplici constatazioni.

Spesso i ragazzi, soprattutto con disturbo specifico dell’apprendimento, si ritrovano ad avere il computer, dotato di sintesi vocale e di libri digitali, come strumento compensativo ma a non sapere come utilizzarlo se non per gestire facebook, twitter o messenger. Il libro digitale di per sé non facilita il compito, anzi, inizialmente lo complica “Almeno l’antico libro cartaceo si poteva sfogliare, il libro digitale a cosa mi serve?” “Ma poi gli insegnanti me lo lasciano usare in classe?” “So già usare il computer, scrivo in chat!” Queste sono alcune delle più diffuse affermazioni che abbiamo sentito pronunciare dai ragazzi frequentanti la scuola media e che ci fanno pensare che urga un’alfabetizzazione all’utilizzo del computer che non sia videoscrittura selvaggia o condivisione di profili sui nuovi social network. I ragazzi, i loro preoccupati e un po’ stanchi genitori e gli insegnanti hanno bisogno di vivere in modo nuovo e più utile il computer; i ragazzi per accrescere la loro autostima e migliorare il rapporto del loro tempo speso davanti al Pc, i genitori per gratificarsi della maggiore autonomia dei figli e della ritrovata serenità e gli insegnanti per rendere il loro lavoro più vicino al linguaggio multimediale e multimodale dei loro alunni e del loro contesto di insegnamento.

Ma cos’è nella pratica un campus informatico? Quello a cui posso rispondere adesso è semplicemente relativo all’esperienza appena trascorsa che, come ogni esperienza, necessita di essere rivisitata, migliorata, implementata e arricchita ma che proprio per questo è tanto più stimolante e arricchente.  Il nostro primo campus informatico è stato un'esperienza settimanale in cui i ragazzi hanno potuto sperimentarsi con programmi di videoscrittura, di sintesi vocale, OCR, costruzione di mappe concettuali, presentazioni multimediali e, soprattutto, con un gruppo di amici della loro età ma con esperienze di scuole e vissuti diversi.

Grazie alla fondamentale collaborazione con uno dei più importanti centri del nostro territorio specializzato in disturbi dell’apprendimento, il Centro Lina Mazzaperlini, e con l’Istituto Superiore per geometri Secchi, abbiamo scelto le linee didattiche da seguire. Al fine di dare coerenza alla settimana di lavoro, abbiamo utilizzato un racconto guida, classico della letteratura, che potesse fornirci anche sani spunti di natura educativa: “il prepotente” di Ian McEwan. Abbiamo definito i software da utilizzare e le modalità di gestione del tempo della settimana in modo che vi fosse coerenza e spazio per la conoscenza reciproca.

Il primo giorno è stato fondamentale focalizzarsi sullo strumento Microsoft Word Office anche per saggiare la dimestichezza di ciascuno in componenti essenziali come la video scrittura. Come è noto, esiste una alternativa, molto valida, freeware e meno complessa, a Microsoft che è Open Office; colgo l’occasione per ricordare questa possibilità perché trovo che nelle versioni di Microsoft Office, la completezza, soprattutto dal punto di vista grafico, vada a scapito dell’immediatezza e della semplicità di utilizzo che rimangono punto di forza nei programmi della Sun. Soprattutto per i ragazzi in difficoltà a mantenere l’attenzione, trovare tutti i comandi immediatamente disponibili impegna sicuramente una quantità più gestibile di risorse cognitive e semplifica il compito di categorizzazione necessario per comprendere la logica sottostante a Word. In questo contesto, abbiamo imparato a utilizzare e riconoscere i caratteri meno confusivi, le impostazioni del paragrafo, rientri e spaziatura agevolanti ma soprattutto a revisionare i contenuti, correggerli, trovare sinonimi e contrari, inserire commenti e controllare la grammatica. Abbiamo imparato ad utilizzare Word, non solo a scrivere su Word! Inutile dire che, in una mattina soltanto, le potenzialità del software non si esplorano tutte se non velocemente ma la speranza è quella di aver innescato la curiosità alla sperimentazione e la fiducia di potersi avvalere di facilitazioni che prima di quel momento erano sconosciute (ammetto che qualcosa di nuovo l’ho imparato anche io: sapevate che premendo Shift+F3 modifico il carattere da stampato minuscolo a maiuscolo? Provate!).

Il giorno successivo abbiamo deciso di lasciare spazio alla loro individualità: era ora di conoscerci meglio. Quale modo migliore di presentarsi se non tramite le mappe concettuali? Per costruire le mappe abbiamo scelto CMaps Tools, un software freeware distribuito da IHMC.              

Il programma si è dimostrato semplice nell’utilizzo, grazie al supporto del “quaderno verde” laterale che guida obbligatoriamente ad inserire il concetto principale, la domanda e la sua risposta, o senza di esso. I ragazzi hanno intuitivamente compreso il meccanismo sia di costruzione dei nodi e delle finestre che di modificazione della loro grafica. La complessità maggiore è sicuramente stata quella di esposizione alla classe del proprio prodotto.

Scannerizzare un documento cartaceo, come potrebbe essere un libro di testo, e trasformarlo in un documento di word per poterlo modificare e sintetizzare oppure  per sostituire parole complesse con quelle più semplici non era un compito conosciuto.  I ragazzi adesso sanno cos’è un software OCR e quali sono le differenze tra un prodotto freeware e prodotti a pagamento come ad esempio Open Book o Omni Page. Purtroppo, a questo proposito, le risorse freeware risultano ancora scadenti e non adeguate, provocando errori eccessivi o problemi legati al formato. Allo stesso modo, i tempi di acquisizione dati dall’utilizzo dello scanner sono elevati se desidero importare un intero testo. In commercio esiste la possibilità di utilizzare una vera e propria telecamera, Pearl, che utilizzata in associazione a software OCR con sintesi vocale, come Open Book, possono fotografare velocemente la pagina e trasformarla immediatamente in file audio, diminuendo il numero di passaggi necessari e semplificando il compito. Siamo riusciti a trasformare testo, da cartaceo a file, e una volta fatto, anche parole complesse come “file”, “.doc”, “.pdf” diventano molto più chiare e comprensibili. In fondo non sono nulla di così difficile!

Un altro scoglio da superare è quello dei libri digitali, della loro lettura, della loro sintesi e della loro trasformazione. Abbiamo imparato a convertire il documento word in .pdf e  scoperto che i .pdf si possono  sottolineare, modificare, ascoltare grazie a un software freeware: Pdf Exchange Viewer. Ma non solo, i .pdf si possono anche ascoltare senza difficoltà. Abbiamo scelto di utilizzare le famose “chiavette” prodotte principalmente da due importanti aziende italiane: Alpha Reader di Erickson e Personal Reader di Anastasis. Entrambe molto semplici e immediate nell’utilizzo, sicuramente meno soggetta ad errori nella lettura data dall’impaginazione del libro di testo Personal Reader.

L’ultimo programma che abbiamo scelto di utilizzare appartiene ancora al pacchetto Office di Microsoft ed è Power Point. Questa scelta è stata dettata dal fatto che, come strumento di sostegno alle interrogazioni orali, Power Point sarà utile dal primo anno delle superiori fino alla discussione della tesi di laurea ed è, nella sua semplicità, motivante e gratificante più di molti altri strumenti informatici. Abbiamo inserito animazioni, suoni, dialoghi registrati e video prodotti da noi, implementandone un utilizzo quanto più possibile completo. Anche per Power Point resta valido il discorso precedentemente fatto per Word, impossibile è presentare tutto il software in una sola mattina di lavoro ma ci auguriamo di aver stimolato la curiosità e la spinta alla ricerca autonoma delle soluzioni.

Al termine di questa esperienza non so dire con certezza se e quanto il computer è stato in grado di incrementare l’autonomia dei ragazzi nello svolgimento dei compiti o nello studio, per farlo dovremo aspettare la fine dell’anno scolastico e confrontarci ancora con le famiglie. Non sono sicura che tutti i ragazzi del corso saranno in grado di affrontare le loro paure, ammettere le loro fragilità e accettare lo strumento compensativo, questi sono obiettivi molto alti ai quali abbiamo contribuito solo parzialmente. Sono però sicura che i libri digitali adesso hanno uno scopo, che il correttore di Word viene utilizzato e che quando per loro sarà il momento di creare una presentazione per l’esame finale di passaggio alle scuole superiori sapranno qual è il programma giusto per farlo, oltre a saper costruire mappe concettuali semplificate. Il nostro obiettivo era quello di fornire i ragazzi la consapevolezza di poter sperimentare, giocare, curiosare sul computer e ricercare attivamente le soluzioni ai loro problemi, la consapevolezza che il computer è uno strumento nelle nostre mani e non un amico con il quale chattare. Uno strumento non è compensativo in sé stesso, lo è se i ragazzi vengono accompagnati e affiancati, se la scuola accetta il suo valore aggiunto, se le famiglie percepiscono che può davvero accorciare i tempi dedicati allo svolgimento dei compiti e se i ragazzi si rendono conto che così possono “fare da soli” e anche bene!

Ovviamente non avremmo potuto fare nulla se la collaborazione in equipe non fosse stata serena, diversificata e produttiva. Il mio grazie si rivolge ovviamente ai ragazzi e alle loro famiglie, che ci hanno insegnato molto e ci hanno dato molteplici spunti di miglioramento per il lavoro dei prossimi anni, ma soprattutto a Maria Beatrice, Paolo e Fabio, compagni di questo primo viaggio.

 

Dott.ssa Alice Scalabrini, psicologa consulenza@leonardoausili.com

SITOGRAFIA:

Open Office: http://it.openoffice.org/

CMaps Tools: http://cmap.ihmc.us/

 

 


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